Vibrazioni – parte 2

 

Il vento percuoteva l’ultimo piano di quel palazzo con forza inaudita. Peter aderì al suolo, gettando un’occhiata all’uomo che aveva accanto.

- Allora? – fece lo Shocker.

- Carl Zante, sai chi è, vero? -

- Lo chiamavano l’Acrobata. Uno ricco, un ladro per divertimento. Un’idiota ricco. -

- Idiota? -

- Ehi, quel tipo non avrebbe bisogno di fare quello che fa, è della peggior specie, ma i principi del foro in aula ci sono sempre a difenderlo. Io avrò avuto il novanta per cento delle volte avvocati d’ufficio mezzi addormentati e di soldi non ne ho mai visti. Avrò diritto di essere incavolato verso questa gente con il portafoglio gonfio! - 

- Vuoi entrare in politica? Avresti successo…Comunque, tornando a noi, Zante è abbastanza ricco da permettersi un sistema di sicurezza niente male, stando al mio senso di ragno. L’attico che abbiamo sotto di noi è suo ed entrarci non sarà facile. -

Herman squadrò il suo nemico dalla testa ai piedi.

- Non dirmi che pensi di non farcela. -

- Io si…ma tu? Non credo che quella trapunta ti renda molto agile. –

- Io vado per conto mio e…piantala consta storia della trapunta. È un consiglio per la tua salute. -

 

- Ammanettate questi due imbecilli. – disse il tenente Rucker, guardando i due criminali stesi pochi minuti prima dall’Uomo Ragno. Lo spettacolo più divertente era il terzo scagnozzo, incollato ad una sedia con un cappellino di ragnatela con su scritto “Ha fatto il bravo bambino.”

Peter, Peter…” pensò il tenente togliendo il regalo sulla testa del malcapitato.

- Ok, ragazzi. – disse poi – Ne mancano due. -

- Uno signore. – disse un agente, vicino alla finestra. – È Electro quello sul tetto. -

Un minuto dopo, gli agenti del Codice Blu arrivarono sul palazzo e circondarono il criminale, incollato a terra.

- Max Dillon, - disse Rucker – ti dichiaro in arresto per tentata rapina, aggressione…ma il motivo per cui vai in carcere, brutta canaglia, è perché sei un maledetto criminale! Ricordatelo. -

I solventi per ragnatela creati dal Codice Blu fecero effetto quasi subito.  Alcuni agenti intanto ammanettarono il supercriminale mani e piedi; le manette erano del tipo magnetico, a energia elettromagnetica. Questo fu l’unico errore della squadra: gli avvolgimenti di rame crearono una tensione sufficiente a risvegliare Electro.

- Ehi, tenente… - disse il criminale, riconoscendo il poliziotto.

- Dillon, sei sveglio. Non che ti servirà a molto. Sedativo. -

Uno degli agenti si avvicinò con una siringa.

- Lo sai di cosa sono fatti gli aghi, Rucker. -

L’iniezione era ormai pronta.

- Di metallo. Non so quale metallo, ma so una cosa… -

- Sta’ zitto. E voi, sbrigatevi con questo sedativo! -

- …so che quel metallo, conduce. Conduce elettricità. -

Una scarica elettrica si proiettò sull’ago della siringa e poi su due agenti che caddero, privi di sensi.

- Dannazione! – gridò Terenzio Oliver Rucker estraendo la sua arma, ma Electro mandò in cortocircuito i suo bracciali, e le scintille colpirono il tenente in pieno.

 

Ok, violazione di domicilio. Pensò il Ragno Non è la prima volta, però…ma dove diavolo si è cacciato, quell’idiota?

Nella stanza si udì un rumore metallico, poi un suono simile a quello di un diapason; alla fine la porta si aprì per lasciar entrare lo Shocker.

- C…come hai fatto? –

- Ero un buon scassinatore, prima di mettermi questo stupido costume. E tu come hai fatto? -

Peter ricordò a se stesso mentre faceva aderire le mani alla finestra, tenendosi sul muro solo con i piedi, mentre tirando con forza costante toglieva il vetro e poi, guidato dal solo senso di ragno si lanciava nell’unico angolo privo di sensori, cercando di non fare rumore.

- Lascia perdere. Troviamo Zante e… - il senso di ragno pizzicò.

Una delle finestre accanto a loro andò improvvisamente in pezzi e un energumeno vestito di azzurro entrò facendo una capriola.

- Oh porca miseria… - disse lo Shocker.

- Indietro criminale! – urlò invece Capitan America.

 

Rucker aprì gli occhi, distinguendo una macchia confusa di puntini di luci.

- Dillon… - disse, confuso, scosso da strani sobbalzi. Infine riuscì a vedere i cavi elettrici  che aveva sotto di sé. Il tenente era appeso ad un terzo cavo inattivo, mentre gli altri due lanciavano scintille, contorcendosi come dei serpenti.

- Piano, Terenzio…piano… - si disse, capendo che una mossa brusca lo avrebbe fatto cadere. Dopo qualche contorsione riuscì ad afferrare il cavo a cui era legato e cominciò a issarsi. Purtroppo, Electro si era dato pena di tagliarne una parte.

- Oh, no… - disse Rucker, quando il cavo si ruppe e precipitò fra i fili dell’alta tensione.

Senza pensare il tenente scansò uno dei terminali che si era rivoltato verso di lui e si tirò in piedi, riparandosi in un angolo, ma anche in quella posizione era solo questione di tempo.

Devo restare concentrato e cercare di calcolare i movimenti dei cavi. ci pensò per una manciata di secondi, esitando. Alla fine, uno dei terminali volò verso di lui e ruppe gli indugi. Rucker corse verso un gabbiotto del terrazzo, saltando un cavo. Giunto alla porta si accorse che era chiuse. Fortunatamente i suoi due nemici elettrici erano lontani, così ebbe il tempo di estrarre la pistola e sparare alla serratura. Un attimo dopo, si lanciò dentro. Ansimando, si poggiò contro un muro e digrignò i denti.

- DILLON! -

 

Herman Schulz saltò un divano e sparò una scarica di vibrazioni.

- È una tua trappola, Ragno? Giuro che te la farò pagare! – gridò lo Shocker. Capitan America piroettò all’indietro, lasciando il suo scudo che venne colpito in pieno. L’oggetto volò all’indietro e sbattè contro il muro, mentre il possessore fece un salto mortale atterrando vicino allo Shocker.

- Arrenditi. Non hai scampo. – disse Cap.

- Crepa Capitano del #$/|°§! -

- Fermi, tutti e due. – gridò Peter, saltando in mezzo a loro.

- Uomo Ragno, quel criminale ha rapinato… - cominciò a dire l’incarnazione dello spirito americano, ma Spidey lo interruppe.

- Già, è vero Cap…uh, ho pensato a quella proposta…hai presente? – disse il Ragno.

Rogers sembrò sorpreso, ma si riprese subito – oh, si, certo…non…non mi sembra il momento… - Un pugno ragnesco lo colpì in pieno. Herman sgranò gli occhi, rimanendo di  stucco.

- Vedi, se tu fossi Capitan America, - disse Peter, colpendo l’uomo con un altro pugno – Io sarei impegnato in una lotta abbastanza difficile. Forse vincerei, sono più forte, ma sono sicuro che non sarebbe così semplice. Se tu fossi Cap, il tuo scudo non si sarebbe incrinato sotto il colpo dello Shocker, sai vibranio e adamantio… - un doppio calcio raggiunse il mento dell’avversario – Infine, se tu fossi Capitan America… - concluse Peter, sollevandolo con un braccio e lanciandolo contro un muro - avrei riconosciuto la tua voce. -

Il finto Cap atterrò pesantemente, sdraiato sul pavimento, teneva le mani tremanti davanti al viso.

- Allora Zante, - disse Peter, sfilandogli la maschera – la tua farsa è finita o non sei arrivato ancora all’ultimo atto? -

- Che tu sia maledetto brutto £%&/=?!… -

-  Oh, Capitan America non dovrebbe esprimersi così. -

- Vaf… -

- Un’altra mala parola e ti appendo al lampadario. Adesso mi vuoi dire che c’entri con la rapina di oggi? -

- Non ti dico un…NO! ASPETTA! -

Penzolando dal lampadario, incollato ad esso con una poltiglia bianco-grigiastro, Carl Zante si rese conto che avrebbe fatto meglio a mantenere un contegno più consono alla sua estrazione sociale.

- Non credo che ci dirà molto… - disse Herman, osservano la scenetta.

- Sarebbe strano, di solito è a questo punto che parlano a ruota libera… -

- Non capisci che non posso parlare? Sono un uomo morto! – urlò Zante.

- Perché Carl? Che cosa hai fatto? -

- Non posso…non posso parlare! Io ho…stretto un patto… -

- Con chi? -

- Non ve lo posso dire…non posso…era solo un gioco, capite? Era divertente, l’adrenalina che costantemente invade ogni tua azione…eh eh eh…è…impagabile. -

- Chi? Devo dirmelo, non morirai. -

- No…tu non hai idea. Loro avevano bisogno di una copertura, uno specchietto per le allodole che mascherasse quell’omicidio. -

- Parli dell’uomo della banca? -

- Si. Herbert Hiden, non ci hanno detto perché dovessimo ucciderlo, né perché gli servisse la nostra copertura. Mi avrebbero pagato, ma non è per questo che ho accettato… -

- La sfida, il pericolo. – capì Peter.

- Tu mi capisci vero? -

- Capirti? Hai fatto uccidere una persona per le tue perversioni! Dovrei… -

- NO! Ti prego! – fece Zante, dondolandosi sul lampadario.

L’Uomo Ragno rabbrividì nel vedere quell’essere così insulso tremare e al tempo stesso godere della sua paura.

- Tu non morirai, Zante. Né per mano mia né di nessun altro. Non stanotte, non oggi. Però devi dirmi chi ti ha commissionato tutto questo, lo devi fare. -

- Non posso…non posso… -

- Questo mi ha proprio stufato… - disse lo Shocker, puntando i suoi bracciali.

Peter scattò. Un secondo dopo Herman si ritrovò contro il muro, senza capire cosa gli fosse successo.

- Che ca… - gli sfuggì.

- Ma che avete voi criminali? Nascete così bastardi, senza rispetto della vita umana? – gridò il Ragno.

- Vita umana? Quello è un assassino, un pervertito! -

- È un essere umano! -  

- Anch’io! E un essere umano non può sopportare tutto questo! -

- Per questo esiste la giustizia, Herman. -

- Sei stupido? Ce l’hanno loro in mano, la tua giustizia. Loro decidono chi è cattivo e buono. -

- No. Ti sbagli. -

- Cosa credi che faranno al tizio che ho steso in banca? Ha ucciso un uomo e non si sarebbe fermato davanti a quella bambina! -

Peter rimase zitto per qualche secondo. Quelle parole lo avevano colpito, non solo per il loro contenuto morale…

- La bambina! – disse.

 

Max Dillon sollevò una pila di casse di ferro una scarica elettrica. Sotto di esse si celava uno scompartimento stagno dotato di una serratura molto particolare: una presa elettrica. Subito il criminale vi poggiò una mano ed emise una scarica; la botola si aprì, rivelando all’interno un tessuto verde e giallo.

- Anni di lavoro… -

Quando i media parlavano di Electro, non sempre ricordavano il suo passato. Non parlavano della sua esperienza in materia di elettronica, né di come l’avesse sprecata, per insicurezza, nel lavoro di guardafili; vedevano solo il criminale. Ebbene, il criminale aveva deciso di usare quella sua esperienza ancora una volta, costruendo una cablatura potenziata per controllare i fenomeni elettrici.

- Condensatori, superconduttori… - disse Dillon in estasi, indossando il nuovo costume. Ricordava che, mentre dissaldava i componenti da macchine fotografiche e taser elettrici, aveva progettato di usare quella imbracatura in un’occasione speciale. Ma ora, venutagli meno quella che usava ordinariamente, non aveva scelta.

- Tessuto isolante intrecciato con fil di rame… - commentò guardando i guanti.

-…e il cervello di un criceto. – terminò la frase Rucker.

- TU! Come puoi… -

- Dovresti smetterla di assorbire energia. Lasci una scia di black out facilmente riconoscibile. -

- Sei finito, Rucker. Non saresti dovuto venire. – le scariche elettriche guizzarono verso il tenente, che si riparò dietro una cassa.

- Sai perché mi sono unito alla squadra del Codice Blu che veniva a catturarti? – disse il poliziotto, muovendosi accucciato - Perché mi sia preso la briga di venire ad arrestarti, nonostante tutti i casini che ho? Perché di tutti i supercriminali che ho visto nella mia vita, tu mi hai sempre disgustato. -

- Non ti preoccupare, idiota. Sta per finire tutto, ora. – disse Electro.

 

Jonas Craintez faceva il tassista da sei anni e da sette era New York, perciò conosceva bene le abitudini e i territori dei supertizi di quartiere. Solo, non gli era mai capitato di sentir dire che prendessero il taxi.

- Vuoi muoverti? – gli intimò lo Shocker.

Se quel pazzo pensava che mi aggrappassi a lui mentre salta da un tetto all’altro…oh, al diavolo! Perché non dico al tassista di cambiare destinazione e me ne torno a casa?

Dopo poco, Herman abbandonò quest’idea, giustificandosi per il fatto che il Ragno si aspettava la sua collaborazione e che se lo avesse tradito probabilmente non gliel’avrebbe fatta passare liscia, dato che c’entrava una bambina.

 

Strattonando con forza i fili di ragnatela, Peter accelerò. Probabilmente non c’era molto tempo né, perduta la possibilità di scoprire chi fosse il padre della piccola, avrebbe potuto trovare i mandanti dell’omicidio. A metà di un salto prodigioso il senso di ragno pizzicò attivando l’istinto, sviluppato in anni di battaglie, di cambiare repentinamente la direzione. Con tre salti mortali perfettamente calcolati, l’Uomo Ragno atterrò su un tetto vicino e si voltò a destra e a manca con la rapidità di un predatore notturno. Nulla, a parte un grande raggruppamento di persone. Avvicinandosi di più, l’avvertimento del sesto senso fu subito più chiaro al Ragno: erano poliziotti, squadre S.W.A.T. e agenti del Codice Blu.

No! Non ci voleva…Dio, fa che Herman non cambi idea o per quella bambina è finita. pensò Peter, prima di gettarsi in picchiata. 

 

- Se ricordi, fu durante la storia del Mangiapeccati. – disse Rucker, passando dietro ad una fila di casse.

- Ma di cosa stai parlando? – chiese Electro, lanciando una scarica contro alcuni container.

- Di quando cominciai ad avercela seriamente con te. Si, ti avevo già arrestato un paio di volte, ma quando l’Uomo Ragno ti gettò fra le braccia di un mio agente e io corsi da lui, tu dicesti quella frase. -

- Rucker, non so di che stai parlando. So soltanto che, mi hai perseguitato, senza mai volermi dire perché. Tu  sei sempre quello che arriva per primo per interrogarmi, e magari scegli anche la cella in cui devo stare. Sempre tu, dopo ogni arresto tu ci sei sempre. A volte arrivi addirittura prima dello S.H.I.E.L.D. o di chi per loro. -

- Ma ti sei mai chiesto perché? Hai mai capito cosa rappresenti per me? -

Dillon non rispose.

- Per quella frase, ti ho odiato. “Chi è l’idiota che si è fatto beccare?” mi chiedesti, guardando il corpo di Stan Carter trivellato di colpi. Poi è vero, riconoscendolo aggiungesti le oscenità peggiori. Ma fu quella prima domanda a  condannarti. –

- Tu sei fuori di testa. -

- Davvero? Perché penso che tu sia un assassino e che non ti importasse che quell’uomo fosse stato ucciso? O forse perché sapevi benissimo chi eri e volevi prenderti gioco del fatto che fosse morto senza una ragione? -

- Senti, se hai finito vorrei incenerirti. -

- Ma non è tutto. Ti ricordi di aver pronunciato un’altra volta quella frase? Te lo ricordi, Dillon? -

- ADESSO BASTA! – Electro lanciò una scarica elettrica scaraventando via tutte le casse e spazzando via il nascondigli del tenente.

- Ora guardami. – disse Max, mettendosi davanti a lui e preparandosi a lanciare un’altra scarica.

 

- Che sta succedendo agente? – chiese l’Uomo Ragno.

- Se pensi che ti dia inform… - sbraitò l’uomo, ma subito fu interrotto da un suo collega.

- Sei tu, Uomo Ragno! Rucker ci aveva detto che… -

- Rucker? C’è Oliver Rucker là dentro? -

 

- Sono sei dollari e sessantatre centesimi signor Shocker. – disse Jonas, guardando il passeggero che era appena sceso.

- Uhm…si…io… - disse Herman premendo un tasto su una delle sue unità vibratorie. Un led su di esse, che prima lampeggiava lentamente, prese a pulsare velocemente, fino ad arrestarsi su luce fissa. Craintez premette il piede sull’accelleratore, cercando di evitare l’attacco imminente.

- Ehi! Aspetti! – gridò lo Shocker, mentre il meccanismo apriva uno sportellino sul suo bracciale, mostrando uno scompartimento che conteneva alcune banconote da dieci.

- Chissà che gli è preso. – disse tra sé, girandosi.

 

Rucker chiuse gli occhi, non sapeva se avrebbe funzionato.

- Non parli più, eh? – disse Electro. Fu allora che il poliziotto scattò, aprendo la valvola dell’estintore. Il costume verde fu investito da un getto liquido, mentre Dillon si trovava ricoperto di scintille che non poteva controllare; per un istante gli sembrò di proiettarsi in milioni di direzioni.

- L’ho chiesto ai ragazzi qui fuori, è caricato ad acqua. – disse Rucker, alzandosi – E ora…ti ricordi? Ammetti la tua colpa? -

Il criminale intanto indietreggiava, cercando di riprendersi.

- Fu in Vietnam, Dillon. Eri un telefonista, me lo ricordo, e stavi aggiustando una linea interrotta quando il fuoco nemico ci costrinse tutti a ripararci in trincea. Tu lavoravi con un certo Loden quel giorno, era un mio amico; lo avevo conosciuto proprio durante la guerra e quella amicizia fu uno dei pochi aspetti positivi che vedevo in quell’inferno.Ricordi quel nome, almeno? -

Max non dava segno di intendere ciò che diceva Rucker.

- Beh, forse ricordi di averlo buttato a terra per arrivare prima al sicuro, allora. Loden non era molto agile, a rialzarsi ci mise all’incirca un secondo. L’ultimo secondo, prima che i proiettili lo uccidessero. E io ero lì, a una ventina di metri da lui, con te accanto che scavalcavi la trincea e voltandoti chiedevi “Chi è l’idiota che si è fatto beccare?”. -

Electro teneva una mano davanti alla faccia e retrocedeva, cercando di sfuggire gli sguardi del tenente.

- Ecco perché i rinforzi non entrano, Dillon: perché è una questione personale. Ecco perché ti interrogavo io, sperando che tu riconoscessi la faccia di quello che in guerra ti aveva preso a pugni in trincea. -

- Oh…ma io la ricordavo. – disse il criminale, rialzandosi, come se non gli fosse accaduto nulla.

– Sinceramente questo Loden non me lo ricordo, ma mi ricordo di te, Rucker. Io ho una buona memoria, anche per le sconfitte. È per questo che ho costruito questo nuovo costume impermeabile e potenziato. -

 

Fine II parte

 

Nel prossimo numero: Lo Shocker contro una minaccia indicibile (per non spoilerare niente) e Electro alla massima potenza contro Rucker.